"Consiglierebbe la carriera di scrittore?" mi chiese uno degli studenti.
"Stai cercando di dire amenità?" gli chiesi.
"No, no parlo seriamente. Consiglierebbe la carriera di scrittore?"
"È lo scrivere che sceglie te e non tu lo scrivere."

Charles Bukowski

sabato 24 aprile 2010

Io se fossi Io


Guardavo piegato sulla scogliera un quarto di verme che si muoveva mentre veniva infilzato all'amo. Una scatola di vermi insanguinati che veniva banchettato da una colonna di mosche. E mi chiedevo: è tutto qui il mondo? Un enorme banchetto? E questa la vita vermi mangiati da mosche, esche che strozzano pesci, uomini che muoiono cosi per caso dopo aver passato la loro vita a guardare la tv o ad andare a lavoro, o a far piacere ai loro capi o alle loro mogli, o a fare del giardinaggio. O semplicemente seviziati per tutta la loro vita. Un inutile ballo senza senso dove sangue e sperma si mischiano ripetutamente senza fine. E fu allora che scaturò la domanda fatidica. Senza puzza di chiesa, che fine fa l'Io. Che fine fa questo mio Io una volta morto? Voglio dire, cercando di non cadere nella trappola consolatoria dell'anima. Se tutto è organico allora non ci dovrebbero essere Io, ma solo esseri, solo un tutto senza Io. E invece no, finisce che in questa farsa senza senso io abbia anche un Io che mi rende soggetto. E una volta morto allora che senso ha aver avuto quest'Io questa ultima beffa ai danni della vita. Tanto valeva farci nascere essere globali senz'Io organismi di un tutto senza soggettività. Perché Io? E allora il verme lui ce l'ha l'Io? E se si che senso ha che ce l'abbia? Che senso ha avere un Io per essere un verme impacchettato, tagliato a pezzettini e usato come esca? Probabilmente lui non ha neanche la percezione di essere un Io, magari la sua struttura cerebrale non è in grado di realizzare un Io, e allora magari l'Io è solo una distorsione cerebrale degli esseri con strutture cerebrali più sviluppate. Un'ulteriore beffa della vita, che ci dice tu esisti, senza senso, solo tu, con il tuo Io e tutto il resto intorno. E un giorno cosi, senza senso. Morirai. Poco prima del tuo Io.
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sabato 10 aprile 2010

Il Sogno ad aria compressa


Ora ricordo. Era un sogno. Un sogno che facevo spesso da bambino, ero in un centro commerciale deserto. Attorniato da scaffali lucenti pieni di confezioni bellissime, luccicanti. Un'esplosione di colori infinita, dovunque mi girassi. Io correvo all'impazzata in quello spazio infinito senza che ritrovassi mai un'uscita, né un'entrata. Mi gettavo d'improvviso sugli scaffali ed iniziavo a scartare quei pacchi luccicanti, ma dentro vi trovavo altri pacchi e ancora pacchi e pacchi, come in una matriosca. Dentro non c'era niente. Mi allontanavo deluso, spaesato verso qualche uscita ma continuavo a non trovarla cosi piombavo a terra disperato. Guardavo in alto e questo enorme centro commerciale deserto era senza tetto. Allora pian piano iniziavo a lievitare piano piano, ondeggiavo nel centro commerciale, senza saper controllare la rotta, in balia di forze esogene e dei venti. Esco dal centro. La città circostante è un cumulo di macerie. Il mondo è finito e per qualche strana ragione sono rimasto in vita solo io. Nel centro commerciale. Chiudo gli occhi e d'improvviso mi ritrovo in un locale scuro. Vedo in fondo alla stanza un fuoco acceso e tutt'attorno un odore di strane spezie bruciate, una musica ossessiva riempie d'angoscia quel posto, come un lamento continuo uguale a se stesso. Provo ad alzarmi ma non ci riesco e d'improvviso mi si para d'avanti una maschera colorata e spaventosa. Da dietro una voce mi sussurra. Non guardare il fuoco. Concentrati sulla luce. Poi d'improvviso mi svegliavo. Ecco per tanto tempo mi sono chiesto cosa significasse quel sogno. Che puntuale mi incontrava ogni mese. Un giorno verso i 10 anni smise di farmi visita. Nell'ultima apparizione la maschera mi ripeté: Non guardare il fuoco. Concentrati sulla luce. Mi diede una carezza sul volto. Una lacrima iniziò a scorrere dalla sua maschera e poi aggiunse. Ora tocca a te. Ricordalo. Poi fece per togliere la sua maschera e d'improvviso mi ritrovai in una vasca da bagno immerso in un'acqua rossa. Dal rubinetto gocciolavano lente lacrime di sangue. Un foglio nel fondo della vasca. Lo afferro. Non Dio ma Noi. Non Noi ma Tu. Non Tu ma il Tutto. Mi svegliai con questa immagine. Dopo, poco a poco, nel tempo iniziai a dimenticare questi ricordi. Fino ad ora. Seduto qui davanti al televisore nella buia stanza di questo carcere, osservo impassibile i risultati elettorali. Il partito del presidente Bislosco aveva vinto praticamente dovunque e orde di folle impazzite innalzavano al cielo il suo duce. Un attimo dopo la presentatrice del Tg si collega con un'altro inviato che parla dell'altra grande vittoria, quella di Turbinola il presidente della regione Frisellia. Leader del partito avversario di Bisolosco. Viene portato in trionfo come il nuovo salvatore contro il demonio Bisolosco. Appaiono in ogni angolo loghi e marchi riportanti il nome di Turbinola, una giornalista mostra persino una linea di biancheria intima in suo onore. È cosi che mi è tornato in mente quel sogno. Le parole della maschera: Non guardare il fuoco. Concentrati sulla luce.Ci penso su e capisco. Mi avvicino alle sbarre e il secondino mi porta la Bibbia che avevo chiesto. I compagni avrebbero dovuto lasciare lì dentro il messaggio in codice. Pagina 24. Leggo le parole sottolineate: Non Dio ma Noi. Non Noi ma Tu. Non Tu ma Tutto. Ora è finalmente tutto chiaro.
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